Era proiettato verso l'alto a tutta velocità. Continuava a salire. Da circa mezzo minuto non avvertiva più la fatica, a causa della monotonia dei gradini e dell'ansia. Non gli era mai capitato che il suo rampino a propulsione fosse andato fuori uso; e tantomeno in un momento del genere, quando tutti gli ascensori erano fermi per volere della polizia che ormai da un po' remava contro le iniziative personali. Da un pezzo non c'era più Lucius a revisionare il suo arsenale, prima o poi un guasto sarebbe dovuto capitare. Ma perchè proprio ora? Proprio quando c'era lei da salvare? Non era servito a nulla dirle di no anni addietro. Dirle che era meglio non sposarsi perchè era troppo pericoloso. L'aveva fatto per proteggerla, allora. A quel tempo era giovane: non immaginava che un giorno avrebbe detto basta alla lotta al crimine, trasformandosi in un damerino laccato di bianco, per frustrazione e per seguire la moda. Era finito il tempo delle grandi sfide tra supercriminali e vigilanti mascherati; i cittadini "puliti" (come lui, ora) erano protetti con metodi più moderni, da squadroni compatti di piccoli sbirri clonati e microchippati che rinchiudevano i malviventi in prigioni elettroniche praticamente inespugnabili. Così credevano tutti ormai da dieci anni e la società si era sviluppata sulla base di questa sicurezza.
Nessuno, nessuno aveva immaginato questa eventualità, la peggiore di tutte, ritenuta ridicola per esorcizzare il terrore supremo che le stava dietro: i criminali (i pezzi grossi, non le mezze-tacche) erano rimasti isolati per dieci anni PER SCELTA! C'era forse un patto segreto dietro questa strategia, ma il punto era che loro avevano lasciato che le difese sociali si indebolissero da sole durante il lungo lasso di tempo per mancanza di stimoli! Anzi avevano praticamente modellato a loro piacimento l'intera Gotham da dietro le sbarre senza muovere un dito! Tutte le misure di sicurezza, le terapie, i programmi di recupero erano piccoli inganni, soddisfazioni o anche sofferenze, ma pur sempre nell'attesa (tanto attesa) del giorno stabilito, del momento della burla suprema, del giorno del giudizio (ingiudizioso)! OGGI!
Erano evasi tutti. I suoi nemici storici. Più carichi e pronti di lui, più giovani, grazie agli ormoni presi in manicomio, che, invece di avere effetti cerebrali (come creduto), avevano prodotto solamente benefici fisici. Gli scorrevano davanti in una carrellata verticale, uno ad ogni scala, in ordine alfabetico: ... Edera, Enigmista, Faccia di creta, Facce, Festa, Freeze, Harley Quinn, JOKER. L'impressione di rivedere di lì a poco (molto poco) quel ghigno, immobile anche nel tempo, non invecchiato, lo fece arrestare. Era un urlo. Sapeva che sarebbe successo. Il Joker lo teneva in pugno, nel suo guanto gommoso e letale. Avrebbe dovuto sposarla prima, anni addietro. I suoi occhi divennero lucidi: troppo tempo che non la vedeva e troppo tempo dal suo ultimo sguardo feroce. L'ultima volta lei gli aveva risposto, sotto il porticato: "E' tardi, Bruce. Sono sposata, ho due bambine." e lo aveva guardato con tenerezza, quasi con pietà. Forse per via del costume bianco. Aveva pianto, quel giorno. Ora non poteva, non c'era il tempo materiale perchè le lacrime gli rigassero la maschera. In un baleno ruppe il vetro e guardò in alto. In quell'istante, a soli quindici centimetri da lui, una donna cadeva. Per un attimo si guardarono negli occhi, la bocca di lei superò capovolta e semiaperta il viso del Pipistrello albino. Era bella con i capelli grigi. Maledetto spara-rampini. Si lanciò comunque, dietro di lei: doveva raggiungerla. Non avrebbe potuto aprire le ali perchè avrebbero frenato l'inseguimento verticale. Voleva abbracciarla. Ormai il Joker l'aveva fregato. Voleva comunque dire a Rachel che l'amava, stringerle le mani, magari baciarla. Ma erano troppo vicini alla strada. Riuscì solo a stringerle una caviglia, con forza. Una lacrima di Rachel, sfidando la gravità, gli solcò la guancia nuda sotto la maschera prima di salire verso il cielo. Era il suo ultimo bacio, il giusto modo per dirsi addio. Chiuse gli occhi, anche se voleva continuare a guardarla.
...
Il mondo si capovolse e lui non mollò la presa. Vide, accanto alla cima del grattacielo, un elicottero viola e verde con dei campanellini legati alle pale: un gigantesco e volante cappello da giullare che si avvicinava sempre più. Stavano risalendo! Come aveva fatto a non notarla? Una molla trasparente e ultraresistente: bungee jumping!
Il Joker voleva divertirsi, come sempre. E quello era il suo gomitolo e Batman il suo topo (volante).
La città era piena di balocchi. Il paese della cuccagna. Una grande festa sacrificale.
Divertimento (per gli evasi) e morte. Era questo il piano. Un grande flipper dell'orrore: suoni, luci, punti sul tabellone e una sola certezza: alla fine la pallina va giù.
Però intanto lui aveva rincontrato lei. Tagliò rapidamente -con il bat simbolo affilato- l'elastico che cingeva i fianchi di Rachel, la strinse a sè e aprì il mantello. Lei appoggiò il mento sulla sua spalla e planarono nostalgici tra i grattacieli.
Anche questo momento di tenerezza faceva parte del progetto di ricreazione criminale. Era stato concesso alla coppia volante per farsi burla delle loro debolezze. Della sua debolezza. Batman lo sapeva.
Nonostante ciò gli scappò un sorriso che deviò la discesa delle lacrime: non riusciva a togliersi dalla testa quella stupida idea. "C'è un solo modo per arrestare una partita di flipper: scuoterlo tanto violentemente da mandarlo in TILT".
Un riflesso argenteo e luminoso fece risplendere i suoi occhi. I grattacieli di fronte? Il vetro e la biglia del flipper? No, no, ...
stava solamente tornando giovane.
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