Siamo controllati.
C'è bisogno di una svolta.
Le riforme non bastano, le rivoluzioni non bastano.
Basta! Mi rivolgo ai cittadini del mondo: questo non è un appello per diminuire le tasse né una richiesta per regolare i rapporti tra nazioni. Il mio scopo è di salvarmi, salvarvi, salvarci. Suicidatevi! Ognuno formuli un piano nei minimi dettagli: sbandare con l'auto e finire in un precipizio, tracce di cianuro, fiumi, revolver, fuoco sono alternative possibili. Dobbiamo disorientarli, mutare. Una volta saltati giù dal veicolo prima dello schianto, una volta approdati sull'altra riva senza vestiti né polpastrelli, una volta cancellate le impronte dall'impugnatura e dal grilletto o risorti dalle ceneri, sparpagliatevi, mescolatevi. Devono impazzire, i satelliti, i computer andranno in tilt; non più schedati: l'impasto è iniziato. Siate caparbi, ce la faremo.
Le luci si abbassarono, il conduttore, sorridente, lo ringraziò: sapeva che sarebbe stata l'ultima apparizione del leader del piccolo circolo ormai celebre. L'EF-GHE-A aveva deciso: "anche se non succederà nada, anche se non gli darà ascolto nessuno tranne qualche complottista fanatico, ci ha offesi. Non perchè ha alluso al nostro controllo universale, no, il problema è la cronaca nera! Da anni in tv è vietato parlare di cronaca nera. Sappiamo tutti che il capo non può ascoltare fatti di sangue, è tenero, lui. Ha paura. Uccidi, muori, sanguina, ma in privato. La dimensione pubblica è un'altra cosa, dice il capo. Ha parlato, deve sparire”.
Lo aspettavano fuori, erano tre, trench chiaro.
Nel corridoio al terzo piano degli studi televisivi, il leader del piccolo partito era solo, sapeva che fuori è un altro mondo, che la Rolls Royce dei “bravi” era dietro l'angolo.
Fermò le sue scarpe laccate prima del gradino iniziale, girò a destra.
La stanza era piccola e il manichino c'era. Gli assomigliava: aveva persino la ruga vicino all'orecchio.
Dopo il rumore della vetrata rotta, un uomo elegante si tuffò nel fiume ai piedi dell'edificio.
Il trio mise in moto la Royce.
Poteva essere un bluff di un tipetto che credeva di essere più giusto di loro, ma avevano comunque il dovere di controllare, di fare luce sul fiume, perchè poteva anche trattarsi del vero cadavere dell'uomo che - dopo il suo messaggio televisivo, promozione del finto suicidio di massa (“due miliardi di suicidi fittizi per un'unica salvezza dal giogo, per un rimescolamento radicale, anarchico”) - conosceva la sua sorte e, come tanti, come tutti, aveva finalmente conosciuto la paura.
Era così! Il leader aveva paura, ma la paura di morire in prigione era minore di quella di veder falliti sedici anni di progetti e discorsi scritti in vista di questo giorno, di analisi delle piante, dei condotti di aerazione, dei cunicoli e dei sotteranei dell'immenso palazzo della televisione. Aveva analizzato e previsto tutto. Lo scacco finale era lontano, ma lui ora era fuori, lontano dalla Rolls Royce, e soprattutto i nuovi baffi di copertura gli stavano dannatamente bene.
L'EF-GHE-A era tranquilla, lo avrebbero trovato e in ogni caso una formica non può atterrare un elefante.
Ma alcuni elefanti soffrono il solletico. E le molliche trasportate dalle formiche a volte sono estremamente pruriginose.
Gli occhi dei cinque uomini appollaiati in cima al precipizio erano illuminati dal bagliore dell'auto in fiamme in fondo al burrone. Erano saltati, sincronici, in tempo.
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