Sulla strada rovente e deserta del dopo bomba, una Harley vecchio stile sfreccia fiera e indisturbata.
E' Julian. Julian Cope. Il santo.
Alla grande curva prima della mesa c'è ad aspettarlo, appiedato, Pasquale. Pasquale il poliziotto. Anche lui santo.
Dopo la grande guerra, i missili e il deserto, sono rimasti in due sul pianeta. Come fare a non proclamarsi santi? Ne hanno approfittato. Chiunque lo avrebbe fatto.
Pasquale alza la paletta per fermare la corsa del co-sopravvissuto. Ci riesce.
Julian, smontando dalla sella e raschiandosi il mento con forza, apre la bocca secca: "Che cazzo vuoi, sbirro?"
"Stia attento a come si esprime. Potrei arrestarla per offesa a pubblico ufficiale. Lo sa questo?"
"Sta' zitto, idiota. Fino a prova contraria mezzo e ferro sono in mio possesso. Sei ridotto maluccio. Ridicolo. E ancora porti la divisa abbottonata fino al gargarozzo, con tutto questo caldo" e sputa a terra in segno di scherno.
Pasquale, senza scomporsi, replica: "Il dovere è il dovere in qualunque situazione."
"Ma pezzo di cretino, l'hai capito sì o no che ci siamo solo io e te su questa putrida palla? Ti è chiaro, cervello gallonato?"
"Certo, certo. Ma uno ha degli obblighi anche in questi casi."
"Ma verso chi? Verso di me? Guarda che è tempo perso. Io me ne fotto."
"Verso tutti. Verso Dio. Ci aspetta, sai, al varco."
"Chi? Dio? Ha-ha. Parli come se fossi un fottuto poliziotto cristiano. L'unico varco che ho visto è la voragine aperta dal K-76 vicino al mio buco di casa."
"Sì, sono cristiano. Della polizia cristiana di Chicago, dipartimento 32. I migliori. Non mi arrendo dinanzi a niente, neanche in queste circostanze. Sono fedelissimo. Ho seguito anche uno splendido corso per allenare la calma, come guardia svizzera in Vaticano. Non è da tutti. Sono speciale. Io credo!"
"Tu sei tutto scemo" e rimonta in moto pronto a partire.
"Sei in arresto. Per eccesso di velocità e offese al corpo della polizia cristiana nordamericana. Ti avevo avvisato."
Il biker spegne il motore.
Si guardano con aria di sfida. Una sfida dal sapore antico sebbene sconosciuta.
Poi Cope, roteando gli occhi come se fosse a uno dei suoi concerti, indemoniato d'improvviso, scende, impugna il suo fucile corto e si avvicina puntandolo verso la fronte dell'altro.
Pasquale non si muove.
Julian ruota rapidamente l'arma e con il calcio colpisce in testa il poliziotto che rotola nella polvere.
Poi, con andatura strascicata, si avvicina alla sella della Harley ed estrae dal fodero la sua storica chitarra verde.
Torna sui suoi passi e inizia a randellare senza pietà il poliziotto cristiano indifeso.
Quando Pasquale è ormai piegato a terra pieno di lividi e sangue, Julian si allontana, si siede su una roccia e attacca a strimpellare con la chitarra mezza rotta la sua prediletta "Soul desert".
Pasquale apre un occhio e sentenzia con calmo rigore: "Il tuo comportamento non è ammissibile. Vedrai. Ci penserà la Legge."
Julian non lo ascolta, perso nel suo sorriso estatico e nello show solitario e azzeccato.
E' quasi arrivato alla fine della sua esibizione quando inserisce nel testo -per il resto non ritoccato- un esplicito insulto rivolto a Dio, una di quelle bestemmie disperate e poco originali.
A quelle parole un grido selvaggio spezza la musica: è Pasquale, incredibilmente in piedi vicino alla moto, con in pugno il fucile lasciato incustodito. Fa fuoco, colpendo Julian oltre la chitarra, in pieno ventre. La pallottola amplifica lo "Yeah" con cui si chiude la canzone. Uccidendolo.
-Muore nel modo in cui si è cantato, profeta strafottente e postapocalittico-.
Dopo alcuni minuti di silenzio e vento, il killer, barcollando, si avvicina al cadavere e gli strappa la chitarra ora calma. Alza lo sguardo, ma non regge il peso di un cielo troppo polveroso. E' costretto a riabbassarlo. A strisciare in basso come un serpente. Come Julian. Come il morto. E così si allontana solitario. Imitando le note precedentemente ascoltate. Come un fantasma che vaga in cerca dei suoi atomi.
Io assisto all'accaduto dallo schermo trasparente.
Forse sono morto anche io sotto le bombe e ora giudico, imparziale, dal paradiso. Aveva ragione Pasquale.
O forse mi trovo da qualche altra parte e ho solo visto uno spettacolo decente. Aveva ragione Julian.